Annalena Tonelli
Annalena Tonelli (Forlì 2 aprile 1943- Borama, 5 ottobre 2003) sfrecciava in bicicletta coi capelli al vento recandosi dagli ultimi per le strade di Forlì.
Così inizia la storia di colei che “non voleva essere raccontata come una santa”.
Secondogenita di cinque figli, al termine del liceo, nel 1961 si iscrive alla facoltà di legge a Bologna e subito dopo parte con l’American Field Service per Boston. A Cambridge dove frequenta l’ultimo anno della scuola, consegue il diploma e nel 1962 torna a Bologna per riprendere gli studi.
Inoltre, Annalena, lavora alla creazione dell’opera “Opera Don Pippo” che si occupa di «ragazze svantaggiate e rifiutate dalle loro famiglie». Si occupa dell’assistenza alle famiglie che a quel tempo, risiedevano nel «Casermone», del quale presenta al commissario prefettizio di quei tempi, la realtà abitativa con una serie di diapositive; collabora con la S. Vincenzo de’ Paoli e si iscrive alla FUCI della quale diviene presidente. Si interessa dei problemi del Terzo Mondo e non lo abbandonerà più.
Consegue la laurea a Ferrara nel 1968 e l’anno seguente parte per il Kenya. Dal 1970 a Waijr, nella scuola superiore maschile inizia a insegnare inglese, letteratura africana, matematica, biologia e storia. Nel 1972 le viene regalato dall’autorità locale un terreno sul quale sorgerà il Centro di riabilitazione. Nel frattempo Annalena viene raggiunta da alcune compagne: Maria Teresa, Liliana e Maria Assunta. In seguito, viene inviata dal governo come preside a Mandera, una cittadina al confine tra Somalia e Etiopia a e le viene assegnata una casa nella quale vivrà con le compagne, mentre a Wajir prosegue la costruzione del Centro e una volta tornata, lascia l’insegnamento per dedicarsi al servizio di malati e poveri.
Annalena era rimasta folgorata da queste situazioni complesse, difficili e ha deciso, che avrebbe dedicato loro la vita. Lei stessa scrive nei suoi tanti quaderni: “Ho bisogno dell’incontro con l’altro per costruire me stessa” e anche “Ognuno deve volare secondo le proprie possibilità”. Due profonde riflessioni che ci fanno capire che è importante aprirsi agli altri rimanendo noi stessi, mentre doniamo, riceviamo.
Il 1º settembre 1976, su richiesta del Ministero della Sanità, apre la TB Manyatta ai primi pazienti. È questo un servizio agli ammalati di tubercolosi che impegnerà Annalena per la maggior parte del suo tempo. Si rivelerà un’opera di successo specie per l’applicazione del DOT, ovvero, un metodo di somministrazione dei farmaci antitubercolari che sono direttamente consegnati al paziente, che deve deglutirli di fronte a un operatore.
Annalena Tonelli è stata uccisa in Somalia nel 2003, a sessant’anni con un colpo di fucile per tutto ciò che ha aveva fatto: per alcune persone quel tipo di grandezza era insopportabile e scomoda.
Di lei ci restano tantissime lettere che scriveva ai familiari e in uno di questi testi affermava: “Bisogna essere anche disposti a farci incontrare, a non restare rinchiusi dentro il solito recinto di cose conosciute”.
Annalena aveva deciso che la sua vita sarebbe stata a servizio degli ultimi e come scrive Annalena Benini in una biografia dedicata alla Tonelli: “Lei (Annalena Tonelli) voleva essere nessuno, ma la vita è anche mancare qualcosa non riuscire in qualcosa, non colmare la misura fino all’orlo e lei, che è stata la dismisura in tutto, non è riuscita a colmare la misura dell’essere nessuno”.
Chiara Antonioli
Bibliografia:
Tonelli B, Laporta E., Battistini, Maria Teresa (ed.), Lettere dal Kenya. 1969-1985, prefazione di Angelo Casati, EDB, Bologna 2016.
Tonelli B, Laporta E., Battistini, Maria Teresa (ed.), Lettere dalla Somalia. 1985-1995, EDB, Bologna 2016.
Benini A., Annalena, Einaudi 2023.