Roma alla mente ed al cuore dei giovani

Roma alla mente ed al cuore dei giovani

Roma alla mente ed al cuore dei giovani

            

Giandomenico Pini, Roma alla mente ed al cuore dei giovani, Ufficio Centrale dell’Unione Popolare fra i Cattolici d’Italia, Firenze 1908.

Quando nel 1908 l’Ufficio centrale dell’Unione Popolare fra i Cattolici d’Italia diede alle stampe la prima edizione del volume di Giandomenico Pini, la F.U.C.I. viveva una stagione di importanti tensioni interne. Pini era stato nominato assistente generale degli universitari cattolici da appena un anno e veniva da un’esperienza di vicinanza ai fucini milanesi e in generale a quelle che erano le istanze culturali che in quel primo decennio del nuovo secolo avevano mosso la cultura cattolica italiana. Lo stesso anno in cui Pini diveniva assistente generale, Pio X firmava l’enciclica Pascendi che sanciva la censura del modernismo, nella quale veniva coinvolta una delle figure più rilevanti per quella generazione di fucini: Romolo Murri. E in un certo senso la nomina di Pini era stata dettata anche dall’esigenza di allontanare la F.U.C.I. dalla prossimità culturale e politica alla Lega democratica murriana, in favore, invece, di un avvicinamento all’Unione popolare guidata da Giuseppe Toniolo. Nel farsi carico di questa attenzione per l’orientamento della F.U.C.I. in anni in cui la Chiesa cattolica viveva una profonda crisi culturale, Pini scelse un approccio che, se si collocava nel solco di un’apologetica dal sapore ultramontano e intransigente, si confrontava però con il bisogno di un radicamento della fede nella vicenda storica. Ecco allora la scelta di proporre una pubblicazione che ha la forma di un opuscolo, quasi di una guida per i giovani universitari ai luoghi della Roma cristiana, i quali fungono però da occasione per chiarire come la fede cristiana non sia qualcosa di disancorato da un tempo, da un luogo e da una cultura. Piuttosto essa si radica nella storia a cui rimandano le chiese, i palazzi, le piazze della Roma cristiana.

A giudizio di Pini, lo studente universitario che visita la Città santa si trova immerso in quello che è il centro della cristianità, nel quale si coglie una sedimentazione culturale secolare, fatta di biblioteche, accademie, collegi. Le istituzioni intellettuali della città volute dai pontefici sono presentate certamente come il segno di un primato della fede cristiana e cattolica anche sul terreno culturale che tuttavia non ha i connotati di un’alternativa alla modernità. L’assistente della F.U.C.I. insiste piuttosto sul fatto che la Roma “cristiana”: «è diventata necessaria maestra a tutti i popoli moderni». In tal senso, sono soprattutto i frutti della politica culturale di Leone XIII a connotare il modo di porsi del cattolicesimo di fronte alla cultura. La biblioteca apostolica, i musei Vaticani, gli studi storici diventano il segno di un’attenzione al sapere che permette ai cattolici stessi di ritrovare nei segni e nelle tracce della loro storia il dispiegarsi nel tempo della loro esperienza di fede.

Significativamente allora, i luoghi della Roma cristiana, a cominciare dalle grandi basiliche della città, sono l’occasione per richiamare alcuni degli snodi di un racconto nel quale si coglie l’intrecciarsi fra religiosità e vicenda culturale. Si spiega così l’insistenza sull’idea che Roma sia il luogo di nascita della civiltà europea. Non però la Roma imperiale, quanto piuttosto quella cristiana che per Pini è da intendere come strutturalmente connotata dallo sforzo di raggiungere la “unione nella verità”. Quello su cui l’assistente della F.U.C.I. insiste, rivolgendosi ai giovani universitari di allora, è il ruolo storico della cattolicità, che è quello di accompagnare la vicenda dei popoli. Quello di Pini è un giudizio che, in quel 1908, con la prudenza di un approccio che si dichiara preoccupato di educare alla ortodossia di fede e alla centralità della Chiesa di Roma e della Sede Apostolica, introduce però un’opzione di superamento dello scontro fra cattolici e stato unitario italiano. La Roma cristiana, infatti, non oblitera quella imperiale, civile, ma piuttosto la riassorbe dandole una prospettiva di sviluppo storico nei secoli successivi.

È significativo che, per dare conto della positività del rapporto fra fede cristiana e storia umana, Pini faccia appello prima ad Augusto Conti, che da posizioni neoguelfe e liberali guardò con simpatia all’unificazione del paese stando dentro la lacerazione prodotta dalla “guerra fredda” fra la Sede Apostolica e il neonato Regno d’Italia. E a questo segue Gottfried Wilhelm von Leibniz, uno dei punti di riferimento del pensiero filosofico e della cultura moderna, che pur restando fedele al suo luteranesimo lavorò per il superamento, teologico e storico, della frattura interna alla cristianità europea. E infine vi è il Dante del Convivio, che coglie la continuità storica fra l’Impero e la Christianitas medievali. Questi tre rimandi sono in realtà un modo per mettere a tema, in una prospettiva di soluzione positiva, quelle questioni che travagliavano il cattolicesimo italiano di inizio Novecento.

Il rapporto con lo Stato unitario e liberale, il riconoscimento del valore storico di esperienze cristiane altre rispetto al cattolicesimo romano, il bisogno di accettare i tempi lunghi della storia e relativizzare strutture e forme della vita religiosa, sono alcune delle questioni su cui si era consumata la crisi modernista. Eppure, il piccolo volume di Pini, mediante questa sorta di “visita guidata” alla Roma cristiana pensata per giovani universitari, trova una chiave possibile per mantenere viva l’esigenza di misurarsi con questi interrogativi, che sono poi quelli della mente inquieta di chi pratica la carità nella cultura.

 A cura di Riccardo Saccenti