Bianca Penco

Bianca Penco

Bianca Penco

Bianca nasce in una famiglia genovese, numerosa, tre i fratelli più grandi. Studi classici e poi sulle orme dei fratelli che sono iscritti alla facoltà di ingegneria Bianca entra in contatto con il circolo universitario cattolico genovese. Siamo alla fine degli anni Trenta, il fascismo sta rivelando il suo volto totalitario, la guerra non più un incubo lontano.
A Genova vive e opera un agguerrito gruppo di universitari cattolici della Fuci, guidati da illustri esponenti del clero dell’Arcivescovo Carlo Dalmazio Minoretti, i nomi sono importanti per ciò che saranno e faranno nel dopoguerra: Giuseppe Siri, Franco Costa, Emilio Guano e il più anziano Giacomo Lercaro, già parroco dell’Immacolata. Gli amici del tempo sono Paolo Emilio Taviani, Augusto Solari, Peppino Manzitti, Fausto Montanari i riferimenti culturali Maritain e Mounier, Sertillanges e Blondel, in Italia i fondatori della coscienza universitaria, la scelta spirituale e culturale fucina “afascista” di Giovanni Battista Montini e Igino Rigetti, padre Bevilacqua e le liguri Italia Mela e Angela Gotelli, il luogo di elezione spirituale in città l’apostolato liturgico di Mons. Giacomo Moglia. ”Sono entrata in FUCI all’inizio dell’anno 1935. Avevo fatto il liceo femminile, ero andata alle prime scuole dalle suore e poi al liceo femminile “Principessa di Piemonte”. Al liceo “Doria” avevo preso la licenza; avevo la media dell’otto. In Fuci incontra don Costa e don Guano e si trova in un ambiente aperto al confronto con la cultura e il mondo e la loro impostazione spirituale profonda e austera ma nello stesso tempo così piena di carità”. Si laurea in Storia con 110 e lode e dignità di stampa nel 1939 presso l’Università di Genova con una tesi su Jean-Pierre Gaffori, precursore di Pasquale Paoli nella ribellione al potere di Genova; il lavoro viene citato da Vito Vitale nella sua “Storia di Genova”. Nel dopoguerra insegna letteratura italiana nella Scuola Svizzera di Genova.

Bianca Penco è a Roma nei momenti più difficili. Riesce, quando necessario, a trasferirsi al Nord, con una macchina messa a disposizione della Segreteria di Stato. Ricorda viaggi avventurosi nell’Italia divisa con don Franco Costa. Risiederà a Sale, nell’alessandrino, durante gli ultimi anni del conflitto, senza interrompere mai contatti con la capitale. Penco vive il difficile percorso di contrapposizione di Pio XI nei confronti dei totalitarismi, dalla Enciclica “Mit Brennender sorge”, nel marzo 1937, sul carattere radicalmente anticristiano del nazismo e l’antisemitismo, alla difesa dell’Azione cattolica contro gli attacchi al regime e gli interventi meno incisivi contro le leggi razziali del 1938. Nel corso della seconda guerra mondiale, pur provata per la partenza al fronte di molti soci, la Fuci riesce a tenere salda l’organizzazione e a dispiegare una significativa attività formativa, che, sotto le presidenze di Aldo Moro e Giulio Andreotti per la componente maschile e di Bruna Carazzolo e Bianca Penco per quella femminile, è decisamente proiettata «al dopo».
L’associazione costituisce un serbatoio importante per la «classe dirigente» cattolica alla guida dello Stato. La nuova testata «Ricerca» evoca anche nel titolo lo scenario su cui è indirizzato il cammino della Federazione: in coerenza con la «tradizione», si consolida la scelta del primato della vita spirituale, coniugata a una mediazione culturale capace di sostenere il dialogo nel mondo universitario. La ripresa delle settimane teologiche di Camaldoli, negli anni Cinquanta, costituisce il segno di una «ricerca» aperta ai fermenti biblici e liturgici che il Concilio Vaticano II porta a maturazione.

Il 16 gennaio 1947 riceve, con Aldo Moro, Ivo Murgia e Angela Gotelli, un riconoscimento pontificio accompagnato da una lettera di motivazioni a firma del sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana Montini. Nella lettera si rilevavano la “lodevole fedeltà” e i “grandi sacrifici” sostenuti dai quattro sopracitati e il loro impegno “nell’opera di formazione morale e intellettuale di coloro, che sono e che saranno gli elementi direttivi della società. Dal 1947 al 1954 fa parte di Pax Romana, movimento Internazionale degli Intellettuali Cattolici. Nel 1954 sposa l’ingegnere Giovanni Battista Cavasola. Assieme al marito si sposta ad abitare in Friuli, dove dal 1955 al 1958 è Assessore alla Cultura e all’Assistenza nel comune di Monfalcone; in questo periodo tiene corsi di Cultura per gli operai in Trieste. In seguito si trasferisce in Toscana, dove collabora attivamente con il Vescovo di Livorno Emilio Guano nella diffusione e applicazione delle idee del Concilio Vaticano II. Ritornata a Genova, ha svolto, tra altre incombenze, attività di promozione culturale come presidente genovese dell’associazione “Maria Cristina di Savoia”.

Luca Rolandi