“Caro Zaccagnini…”

“Caro Zaccagnini…”

“Caro Zaccagnini…”

«Caro Zaccagnini …». Lettere scelte ad un credente prestato alla politica, a cura di Aldo Preda, Scritti di Matteo Maria Zuppi, Margherita Collareta, Piergiorgio Grassi, Livia Molducci, Albertina Soliani, Pierluigi Castagnetti, ed. Studium, Roma 2022.

La raccolta di testi curata da Aldo Preda che assembla una selezione di lettere di e a Benigno Zaccagnini offre al lettore un itinerario nella memoria di una figura la cui estrema discrezione e riservatezza è forse inversamente proporzionale al contributo dato alla vita politica dell’Italia Repubblicana e alla crescita del cattolicesimo democratico. Rispetto alla biografia di Zaccagnini, deputato, senatore, ministro, che è ancora oggi segnata, nella percezione dell’opinione pubblica, dai giorni tragici del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro, vissuti nella veste di Segretario della Democrazia Cristiana, il pregio di questo volume è quello di restituire la ricchezza e la complessità di una parabola storica che interseca i passaggi salienti della vicenda culturale, politica e religiosa del cattolicesimo democratico nell’Italia del Novecento.

Attraverso una selezione di lettere e documenti e di contributi di testimoni e autori diversi, il volume restituisce una serie di quadri che fissano l’immagine dei diversi momenti della vita di Zaccagnini, svelandone tutto lo spessore culturale e spirituale oltre che politico. A prendere forma sono così i frammenti di un ritratto più che una biografia compiuta, che però delineano la diversità di piani che si intrecciano a costruire la personalità di un cristiano che è stato studente universitario e intellettuale, medico e partigiano, politico e uomo dalla profonda spiritualità. Emerge allora l’importanza degli anni universitari, che vedono il futuro Segretario della DC fra gli aderenti al gruppo FUCI “Marcello Malpighi” di Bologna, dove è iscritto come studente di Medicina. Si tratta di un passaggio nella biografia di Zaccagnini segnati dalla conoscenza con figure di grande spessore religioso come Alberto Marvelli e Igino Righetti, della costruzione di una cultura che si alimenta della lettura degli scritti di Jacques Maritain, di Charles Journet e Charles de Foucauld e che arrivano al coinvolgimento diretto nella nascita del “Movimento dei Laureati Cattolici” nel 1933 e ai convegni di Camaldoli dal 1936. E sono però anche gli anni nei quali si prende coscienza di uno iato che si fa via via più marcato e incomponibile rispetto al fascismo italiano, che durante la crisi con l’Azione Cattolica del 1931 chiude, anche se in via temporanea, il gruppo FUCI di Bologna. Dentro la rete di relazioni che Zaccagnini vive negli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale matura così un legame che si fa via via più stretto con un orientamento cattolico-democratico e che spinge il giovane medico a farsi partigiano nelle brigate Garibaldi col nome evocativo di “Tommaso Moro”.

La drammaticità dei giorni di guerra, che alcuni dei testi raccolti nel volume richiamano e testimoniano, diviene così non solo una palestra nella quale si sviluppa il carattere di Zaccagnini ma anche il momento nel quale intrecciare nuove e ulteriori relazioni che vanno al di là dei confini del mondo culturale cattolico. Si radica in quei giorni un senso di attenzione per chi esprime orientamenti e sensibilità diversi e che si riflette nei rapporti di amicizia e di sincero rispetto con figure come Sandro Pertini e Nilde Iotti. E al tempo stesso, attraverso la prova della guerra e della crisi culturale e morale, prima ancora che politica, che essa segna, che si coglie la costante cura per “la povera gente” che lega Zaccagnini a personalità quali Don Primo Mazzolari e Giorgio La Pira. Eppure, le diverse finestre che le pagine del volume aprono sui tanti aspetti della figura di Zaccagnini trovano come un sottofondo comune nella dimensione spirituale del personaggio.

Perché dall’itinerario compiuto dal lettore attraverso le testimonianze, le analisi, i testi che compongono il volume, si coglie come la definizione più appropriata di Benigno Zaccagnini sia quella di “cristiano”. Tanto l’approccio agli studi e alla professione di medico, quanto la costante cura per la dimensione intellettuale della vita, così come la scelta di dedicare tempo ed energie alla politica attiva si radicano in una spiritualità solida e al tempo stesso profondissima. E quest’ultima non si confonde mai nella semplice pratica religiosa, ma passa per l’espressione di una maturità di fede che lo spinge a prendere le difese di Don Giovanni Minzoni o a meditare l’abbandono della politica per tornare a svolgere la professione medica. Tasselli di un mosaico, questi, che ricomposti mostrano il ritratto di una coscienza per la quale non solo resta ferma la distinzione fra Stato e Chiesa e i limiti che essa comporta, ma che persegue l’ideale dell’uguaglianza e una fedeltà piena all’essere cristiani.

 A cura di Riccardo Saccenti