La morale e le morali

La morale e le morali

La morale e le morali

            

Giovanni Semeria, La morale e le morali, con prefazione di D. Bassi, Le Monnier, Firenze 1934.

La figura del barnabita Giovanni Semeria ha un peso rilevante nella storia dei primi decenni di vita della F.U.C.I. e nel rapporto complesso e tormentato degli universitari cattolici con la stagione dell’apertura al confronto con la cultura moderna prima e successivamente della netta chiusura rappresentata dall’antimodernismo. Accanto a Romolo Murri, Semeria è forse il nome più rilevante fra quanti offrirono ai fucini e più in generale alle donne e agli uomini di cultura cattolici la prospettiva di un profondo impegno nella vita culturale di inizio secolo. Semeria, la cui vasta produzione raccoglie testi che spaziano dalla teologia all’esegesi della Scrittura, dalla filosofia all’archeologia, esercitò una profonda influenza attraverso i suoi saggi e soprattutto per il tramite di una costante attività di predicatore e conferenziere i cui esiti furono spesso raccolti e stampati. Il volume La morale e le morali, pubblicato nel 1934 dalla casa editrice Le Monnier nella collana Scrittori Barnabiti, raccoglie alcune di queste conferenze dedicata al tema della morale come sistema di valori e di pensiero e al rapporto di questa col Vangelo e la vita cristiana.

Tenute per lo più fra il 1905 e il 1906, le conferenze del padre Semeria mettevano al centro dell’attenzione l’esigenza di ridiscutere i fondamenti della morale cristiana alla luce di una cesura storica in cui altri paradigmi valoriali venivano affermandosi. Il padre barnabita sposava qui una lettura apologetica diffusa e ormai consolidata, in ragione della quale la crisi europea consumatasi nel corso del XIX secolo era figlia di un deterioramento spirituale. Dal regime di cristianità si era passati al liberalismo, che aveva messo in discussione quella unità profonda che era stata portata dal cristianesimo alla concezione morale dell’essere umano. E dal liberalismo si era passati al socialismo e ad una sistematica decostruzione dei precetti morali universali. E tuttavia, il giudizio negativo su una simile visione della dinamica culturale e spirituale, trovava in Semeria una risposta che guardava a «le antiche, le eterne ragioni della morale cristiana», ma con l’attenzione di chi riconsidera la questione dentro la cornice della vicenda storica del Cristianesimo e della Chiesa.

Emerge qui il tratto peculiare e più incisivo della personalità intellettuale e spirituale di Giovanni Semeria, il cui itinerario di formazione lo aveva portato a raccogliere i frutti della cultura cattolica diffusa negli ambienti romani nei quindici anni di pontificato di Leone XIII. Sebbene perdurassero ancora gli schemi concettuali di un’apologetica che si risolveva in una critica serrata dalla modernità, era netta l’esigenza di dare consistenza a questo atteggiamento facendo tesoro del rigore scientifico delle discipline storico-critiche. Semeria assorbe in quegli anni la convinzione che lo studio filologico di testi, documenti, concetti, sistemi di pensiero, rappresenti per il Cristianesimo l’occasione per dare solidità alle proprie ragioni. Decisivi sono al riguardo i rapporti con studiosi di archeologia di grande livello come Giovanni Battista De Rossi e Luigi Buzza, come anche gli studi biblici a cui Semeria si dedica. La sensibilità storica che così viene maturando, lo porta anche ad essere protagonista di un confronto aperto con le diverse correnti ideologiche e filosofiche che in quegli anni, a cavallo del 1900, iniziano a rinnovare il panorama culturale italiano inserendolo dentro una dinamica di portata europea. Da qui la sua frequentazione di figure come Antonio Labriola e Friedrich von Hügel.

La personalità intellettuale di Semeria, capace di confrontarsi con gli elementi più dinamici della cultura del proprio tempo, si riflette nei testi delle conferenze che tiene nei primi anni del Novecento, prima della pubblicazione dell’enciclica Pascendi, a seguito della quale verrà allontanato da Roma e dall’Italia fino al deflagrare della Grande Guerra. Così, nei testi raccolti in La morale e le morali, riemerge tanto l’attenzione dello studioso di esegesi biblica quanto lo sforzo di leggere la vicenda cristiana e l’emergere dei contenuti dottrinali della fede in una chiave storica. Per il padre barnabita, affrontare il tema della morale, della definizione del sistema organico di principi che regolano la vita degli esseri umani pone il cristiano di fronte alla constatazione che il Vangelo non restituisce alcun codice codificato di vita morale. Il testo sacro, alla luce degli studi biblici, mostra un Gesù preoccupato di tradurre la morale sul terreno popolare della vita dei semplici. Quella cristiana, per Semeria, non è una morale elitaria, articolata come una griglia di valori a cui solo pochi sono in grado di aderire compiutamente. Piuttosto, quella di Gesù è una “morale popolare”, che ha effetti profondi sul terreno delle relazioni sociali. Non a caso Semeria utilizza l’espressione «democrazia popolare» per qualificare la capacità della proposta morale cristiana di rivolgersi a chiunque e coinvolgere tutti.

Nel mettere in evidenza questi elementi emerge la specificità e la “modernità” della morale cristiana, la quale, nota il barnabita, si discosta concettualmente da quella pagana e classica. Se la seconda aveva per obiettivo la formazione del cittadino, quella cristiana pensa all’uomo colto nella sua integralità. E nel presentare questa distinzione Semeria insiste sul carattere autenticamente innovativo dell’approccio che il Cristianesimo ha introdotto nella storia e nella sensibilità culturale. Perché è con la morale evangelica che emerge l’attenzione all’individuo come portatore di dignità. In questo, nota ancora il padre barnabita, è la progressione storica a mostrare l’emergere di tutta la complessità e ricchezza del discorso morale introdotto dalla fede cristiana. Perché, considerata in una chiave diacronica, la morale cristiana si articola in una pluralità di approcci che rispondo a esigenze diverse: quella di avere letture sistematiche della vita morale, quella di affrontare la dimensione pratica e infine quella di carattere controversistico. Da questi tre ambiti emergono altrettante forme di declinazione del discorso morale che per Semeria incidono in modo duraturo sulla vicenda storica europea.

Questi contenuti e soprattutto questo approccio, fondato sulla convinzione che il cristiano debba affrontare il presente con gli strumenti della cultura e della riflessione attenta, contribuì al successo dei testi, delle prediche e delle conferenze del padre Semeria anche fra i giovani universitari cattolici. Nel contesto complesso di un mondo universitario che, agli inizi del Novecento, ancora vedeva chiari i segni di uno scontro fra cattolici e cultura laica, quella di padre Semeria era una proposta capace di dare strumenti per riappropriarsi di un ruolo e di uno spazio che attenevano alla dimensione intellettuale. Un ambito che diveniva via via più decisivo tanto nel contesto ecclesiale quanto in quello civile negli anni fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Le conferenze raccolte in La morale e le morali rappresentano un esempio di questo stimolo a recuperare un Cristianesimo che cerca non solo le ragioni del proprio credere ma le parole e le forme per entrare nella dinamica culturale del tempo degli uomini.

 A cura di Riccardo Saccenti