Bibbia e non bibbia

Bibbia e non bibbia

Bibbia e non bibbia

Giuseppe Ricciotti, Bibbia e non Bibbia, Morcelliana, Brescia 1935

A partire dalla metà degli anni Venti gli studi biblici di Giuseppe Ricciotti assunsero un rilievo crescente nel quadro degli studi storico-religiosi ed esegetici italiani. A lui si deve la pubblicazione di due opere, una Storia d’Israele, pubblicata nel 1932-34, e una Vita di Gesù apparsa nel 1941, scritti destinati ad un considerevole successo di pubblico e di critica. Ricciotti si affermò per un approccio allo studio del testo biblico fondato su un metodo scientifico, che si distaccava da una stretta adesione al testo latino della Vulgata per fare propri gli elementi di fondi di uno sguardo storico-critico allo studio della Bibbia. Proprio questo punto di vista, che segnava uno scarto evidente rispetto al modo di intendere l’esegesi biblica in larga parte della cultura cattolica, vide emergere non pochi contrasti agli scritti di Ricciotti, più volte indicato come cripto-modernista. E tuttavia, proprio il rigore di una lettura della Bibbia che accettava una attenta storicizzazione dei testi e dei loro contenuti, fece di Ricciotti una delle figure ricercate da Giovanni Battista Montini per alimentare la formazione dei giovani universitari e laureati cattolici, soprattutto negli anni Trenta. Nella costruzione di itinerari intellettuali attraverso cui introdurre nel panorama culturale del cattolicesimo italiano un’apertura alle maggiori novità nella cultura religiosa cattolica del tempo, Ricciotti trovò un suo posto non secondario. Ne fa fede la pubblicazione, nel 1932, della prima edizione del suo Bibbia e non Bibbia, che si inseriva nel quadro di una strategia editoriale che accostava opere di matrice filosofica a testi di cristologia o di storia del cristianesimo. Il volumetto di Ricciotti si presentava come una sorta di introduzione allo studio della Scrittura e a quel metodo che, alla conoscenza dei fondamenti teologici della fede, univa l’esigenza di porre in prospettiva storica le forme letterarie, i caratteri narrativi, i riferimenti a luoghi, contesti ed eventi, dei quali è intessuta la trama del testo sacro.

            Bibbia e non Bibbia aveva, nelle intenzioni del suo autore, un carattere non strettamente divulgativo, ma aderiva con lucidità al progetto culturale, incarnato anche dalla casa editrice Morcelliana, di mettere a disposizione dei cattolici colti gli strumenti necessari ad approfondire forme e caratteri dell’esperienza religiosa cristiana. Che questa sia l’intenzione di Ricciotti ne fa fede la prefazione alla prima edizione, nella quale si rivendica la natura di “libro-prefazione” del volume, sottolineandone la funzione strumentale in vista di una lettura della Parola. L’intenzione è cioè quella di predisporre una sorta di vero e proprio organon con cui rendere i cattolici capaci di entrare nella complessità del testo sacro, che non può essere lasciato alla libera interpretazione dei singoli. Al riguardo Ricciotti riprende in modo esplicito i contenuti di una apologetica antiprotestante che è parte della cultura cattolica di quei decenni. E tuttavia, nel farlo, il testo argomenta riguardo al limite dell’esegesi non cattolica con un riferimento teologico e storico-critico preciso: l’idea che il soggetto della lettura della Parola sia la comunità, che come insieme è la destinataria dei contenuti della Scrittura. In tal modo, anche il registro apologetico viene ripensato alla luce della volontà di rendere organica alla esegesi cattolica una modalità di studio del testo biblico che doveva trovare una sanzione magisteriale solo nel 1943, con la promulgazione della Divino Afflante Spiritu di Pio XII.

            Il rigore e la cura dei contenuti si salda, in Bibbia e non Bibbia, alla scelta di uno stile che lo stesso autore definisce “familiare”. Non la semplificazione divulgativa, quanto piuttosto la scelta di un modo di presentare le questioni di interpretazione del testo e di contestualizzazione storica adottando il registro gradevole e alto che parla ad un pubblico colto e non solo all’accademia. Tale scelta rende evidente l’inserirsi di questo volume nel quadro di quella operazione culturale ed editoriale che, con Morcelliana prima e successivamente anche con Studium, prende forma attorno alla Fuci e ai Laureati Cattolici e costruisce la fisionomia di una cultura religiosa delle élites del cattolicesimo italiano radicata in un confronto con i nodi del tempo.  Rispetto alla cornice di un cattolicesimo italiano i cui ambienti culturalmente più dinamici avevano risentito in modo pervasivo, nel secondo e terzo decennio del Novecento, delle conseguenze delle censure antimoderniste, l’opera di Ricciotti marca un chiaro salto di qualità. Pur legata ancora a schemi di carattere apologetico, essa segna l’emergere dell’esigenza di dare anche al cattolicesimo gli strumenti di lettura storico-critica del testo sacro. E Bibbia e non Bibbia contribuisce ad ampliare il raggio di influenza di questa nuova sensibilità biblica. Quel volume giocò infatti un ruolo non secondario nell’includere anche la Scrittura fra gli elementi su cui far poggiare a cultura religiosa di non pochi fra gli intellettuali cattolici italiani nei decenni centrali del Novecento.

.

            

 A cura di Riccardo Saccenti