La scure alla radice
Tiziano Torresi, La scure alla radice. «Studium», la cultura cattolica e la guerra (1939-1945), prefazione di Francesco Bonini, Edizioni Studium, Roma 2021.
La storiografia dedicata al movimento cattolico italiano ha oramai sedimentato una cospicua serie di pagine relative al ruolo che realtà come la FUCI e il Movimento dei Laureati Cattolici hanno svolto come incubatrice di quella che un cruciale saggio di Renato Moro ha chiamato “la classe dirigente cattolica”. Dell’importanza di quegli spazi di libertà nel decennio che vede inasprirsi il carattere totalitario del fascismo, si è molto discusso, offrendo anche essenziali contributi in termini di ricostruzione documentaria. Ancora in anni recenti, in coincidenza di importanti anniversari per la storia nazionale e del movimento cattolico, si è teso a far luce sull’esistenza di una sorta di fil rouge che attraversa la vicenda di donne e uomini che hanno militato nelle associazioni cattoliche e la intreccia alla Resistenza e alla nascita e al consolidamento della democrazia repubblicana.
Rispetto a questo orizzonte di studi, certo ricco e articolato, il volume di Tiziano Torresi sceglie non solo di prendere in esame uno specifico segmento di questa storia, ossia la vicenda della casa editrice e della rivista «Studium» negli anni della guerra, ma di farlo secondo una prospettiva metodologica specifica. Nella cornice delle tante esperienze e storie che l’impegno culturale e politico dei cattolici alimenta lungo il Novecento, quella di «Studium» assume un carattere del tutto peculiare sia per le sue origini e sia per la ratio che ne ha guidato l’attività in particolare negli anni decisivi e drammatici della guerra. Non si tratta certamente di una storia ignota, soprattutto a motivo del suo legarsi ai percorsi biografici di figure essenziali come Righetti e Montini, Bendiscioli e Gonella, Paronetto e Veronese. E tuttavia i punti di vista che sono stati assunti rispetto a «Studium» dalla storiografia sembrano polarizzarsi fra i legami con il retroterra di una cultura cattolica che cercava una sua collocazione chiara e riconoscibile nel contesto dello Stato unitario e all’opposto il fermento di idee e progetti destinati ad essere i mattoni della costruzione o ricostruzione dell’Italia che usciva dalla dittatura e dalla guerra. Torresi sceglie invece di guardare alla casa editrice e alla rivista svincolandosi da queste opposte e però speculari proiezioni sul passato o sul futuro della vicenda storica del cattolicesimo italiano.
«Studium» emerge così come un luogo intellettuale nel quale operano e dialogano figure di primo piano della cultura cattolica degli anni Trenta nel contesto di un vero e proprio progetto culturale che ha finalità specifiche. In particolare, è il rapporto fra cattolicesimo e modernità a rappresentare lo snodo su cui il gruppo di «Studium» investe energie e riflessione con l’intento di “attrezzare” i cattolici italiani, o quanto meno la loro élite culturale, con una adeguata spiritualità della cultura e della professione. Si tratta di un orientamento che certamente mette in evidenza il legame con la FUCI e con il Movimento Laureati, dunque con quel progetto culturale e spirituale che è portato avanti da figure come Igino Righetti e che ha il suo principale teorico in Giovanni Battista Montini.
In tal modo, a fronte dell’esiguità delle risorse disponibili e del ristretto pubblico a cui si rivolge, «Studium» appare in tutta la sua eccezionalità rispetto al panorama del cattolicesimo italiano degli anni Trenta del Novecento. Già i lavori di Pietro Scoppola avevano messo in luce come, soprattutto a seguito della firma del Concordato del 1929, l’orientamento largamente maggioritario del cattolicesimo italiano – diverso il discorso per la Santa Sede – si dividesse fra l’aperto sostegno del clericofascismo e un indifferentismo agnostico, lasciando pochissimi spazi nei quali maturare sensibilità e progettualità alternative. Un quadro, questo, nel quale il piccolo cenacolo che ruota attorno alla casa editrice e alla rivista «Studium» marca una netta differenza. E non tanto per un diretto ed esplicito impegno politico ma perché espressione di una lettura specifica di cosa il fascismo che si fa totalitario e poi la guerra che arriva e trascina nella rovina il paese. La modernità con cui è ormai imprescindibile non rapportarsi si rivela – questo il punto di vista di chi scrive sulla rivista o cura i volumi che sono pubblicati – come profondamente segnata da una crisi radicale, che tocca le ragioni morali dell’umanità e deflagra sui campi di battaglia e nei bombardamenti. Gli anni di guerra accentuano allora il carattere progettuale del gruppo, il suo essere il collettore degli sforzi intellettuali e morali di realtà come FUCI e Laureati Cattolici, che alla luce della consapevolezza che il conflitto segna un punto di non ritorno, si pongono il problema di un dopo che richiede sapere, capacità di analisi e di progettare e a soprattutto una profonda moralità alimentata da una spiritualità che fortifica le coscienze.
Il saggio di Torresi getta luce su questa dimensione, troppo spesso lasciata nell’ombra dalla ricerca a vantaggio di un’attenzione alle dinamiche politiche e religiose. «Studium» si mostra così come una dimensione, per così dire, “spirituale” prima che editoriale e culturale; uno spazio di pensiero e progettualità nel quale, pur con limitate risorse, si cerca di far convergere e integrare in una visione unitaria un lavorio che coinvolge certo un gruppo ristretto di intellettuali ma che rivela legami profondi sia col paese che con quelle che sono le grandi linee di sviluppo della sensibilità europea del tempo. Ne emerge una ricostruzione storica che, alla precisione e alla cura di uno scavo d’archivio di grande finezza, unisce la capacità di analisi che restituisce gli “anni di guerra” di quel gruppo di intellettuali cattolici alle sollecitazioni e agli stimoli di un contesto divenuto tragico.
A cura di Riccardo Saccenti