Mario Cifatte
Dalla Fuci alla Dc l’impegno cristiano di un medico nella città
La vita del fucino genovese Mario Sisto Cifatte è stata esemplare per il suo cristianesimo integrale, il ruolo che ha avuto nel movimento cattolico della città, le scelte politiche coraggiose, da quella antifascista all’adesione dalla Democrazia cristiana, oltre la vita in famiglia e la professione di medico svolta con una vera e propria missione.
Mario nasce a Genova il 26 gennaio 1912 in una famiglia religiosa e unita da forti valori e principi. Il papà Girolamo era un violoncellista del Teatro Carlo Felice, la mamma Teresa Pastore, originaria dell’ovadese nel paese di Mornese, gestisce un bar nella centralissima via XX Settembre. Mario Cifatte ha una sorella Maria e un fratello Emilio. Mario si era formato dopo studi classici all’Istituto Vittorino da Feltre, dove ha come professore don Giacomo Lercaro, e si diplomò nel 1931, soprattutto nell’ambito della Fuci negli anni universitari. Studente di Medicina ha la possibilità di formarsi nel circolo genovese guidato da assistenti con don Emilio Guano, don Giuseppe Cavalleri, mons. Giacomo Moglia, don Giuseppe Siri e don Lercaro. Era coetaneo tra gli altri di Paolo Emilio Taviani, Fausto Montanari, Camillo Corsanego, Paolo Cappa. Studio e lavoro e poi la laurea nel 1938 e la specializzazione a Siena e poi le prime esperienze professionali negli ospedali genovesi: Galliera e San Martino e al Maragliano.
Nel 1941 torna come medico al Galliera nel 1943 sposa Anna Ferraro, fucina come, lui hanno una figlia, Maria Teresa. Anna muore nel 1948 e Mario Cifatte si risposa con la maestra di pianoforte Clara Varni, dalla quale ha cinque figli, Francesco, Caterina, Angelo, Dario e Giuseppina. Entra nel terz’ordine francescano. Negli anni della Lotta di Liberazione entra in contatto con i cattolici impegnati nel sociale e nella politica pronti a scendere in campo per la ricostruzione del paese ed è uno dei primi aderenti alla nascente Democrazia Cristiana nata dal progetto sulle Idee ricostruttive di Alcide De Gasperi, collaborando anche con un altro esponente di rilievo della Dc, Giuseppe Dossetti. Dopo l’8 settembre si impegna nella resistenza, aiutando gli amici in montagna, soccorrendo i feriti e sostenendo le famiglie perseguitate.
Nel dopoguerra conservando la sua professione di medico, ricopre importanti incarichi pubblici come esponente della Dc. Entra nel 1951 in Consiglio Comunale e diventa uno dei leader del periodo aureo del partito guidato allora a livello nazionale da Paolo Emilio Taviani e a Genova, dal sindaco Vittorio Pertusio. Non riesca ad entrare in Parlamento per pochi voti nel 1958 ma prosegue la sua azione politica a Genova ed ecclesiale negli anni del Concilio Vaticano II in contatto con i suoi antichi assistenti Guano e Lercaro e amici come Franco Costa, ora diventano presbitero. Dopo i gravi fatti del giugno 1960 insieme al sindaco Pertusio si fa sostenitore dell’avvio dell’esperienza di Centrosinistra a Genova con l’alleanza tra Dc, socialisti e laici anche in contrasto con la linea del cardinale arcivescovo Giuseppe Siri. Importante un suo intervento nel 1961 in consiglio comunale per l’insediamento della Giunta di Centrosinistra come capogruppo afferma: “… come tutte le cose di questo mondo, anche l’esperimento nostro potrebbe fallire; ma è certo che nessuno potrebbe goderne. Noi invece siamo convinti che esso otterrà buoni risultati, siamo convinti che porterà bene anche a chi lo sta compiendo, ma soprattutto alla città. Alla città tutta alla quale desideriamo sottoporre una considerazione altrettanto sincera quanto convinta: il partito della Dc ha in sé le forse per contribuire a qualsiasi onesto ed impegnativo corso politico ed amministrativo che si compia nella democrazia. L’idealità cristiana non può temere confronti a nessun livello, anzi li cerca, sicura che, nell’emulazione con qualsiasi altra idealità, sarà dimostrata la sua permanente attualità ed il suo vigore vitale. Tutto quando sarà realizzato alla luce di questa fede non potrà certo mai affievolire qualsiasi speranza”.
Nelle Giunte di centro-sinistra Mario Cifatte ha avuto, con i diversi sindaci, importanti deleghe di assessore: Belle arti e all’Igiene e sanità (1962-1964), Traffico e vigilanza urbana (1964-1967) e Assistenza e colonie (1968-1971). Dopo l’esperienza politica si è dedicato alla famiglia ad una importante valorizzazione dell’attività pastorale del cardinale Giacomo Lercaro, genovese di nascita e protagonista fondamentale del Vaticano II. La sua morte improvvisa il 14 gennaio 1977 lasciava nel dolore la famiglia e gli amici, ma la sua eredità profonda è stata raccolta soprattutto in campo ecclesiale e sociale da coloro che ha conosciuto e amato. Una folla di cittadini insieme sindaci del dopoguerra Gelasio Adamoli, Vittorio Pertusio, Augusto Pedullà, Giancarlo Piombino e Fulvio Cerofolini genovese partecipano al suo funerale. Mario Cifatte è sepolto nel cimitero dei Giovi di Mignanego. La sua figura pubblica e sociale ricordata dagli amici della Dc e dai suoi avversari politici è ancora oggi esempio per molti che si avvicinano all’impegno sociale e politico così come la sua professione di medico.
Luca Rolandi
Bibliografia e fonti
https://biografieresistenti.isacem.it/autore-scheda/a-cura-della-famiglia-cifatte/ ISACEM tratto da https://biografieresistenti.isacem.it/
C. Brizzolari, “Ebrei nella storia di Genova (1971)
S. Jona, “La persecuzione degli ebrei a Genova” (1965).

