Romanesimo e Germanesimo

Romanesimo e Germanesimo

Romanesimo e Germanesimo

M. Bendiscioli, G. Moenius, I. Herwegen, P. Wust, Romanesimo e Germanesimo. La crisi dell’Occidente, Morcelliana, Brescia 1933isto, Morcelliana, Brescia 1935

I due decenni che trascorrono fra i due conflitti mondiali rappresentano una fase magmatica nella storia della cultura dei paesi europei. Sono anni nei quali, soprattutto, vengono messi a tema una serie di nodi problematici che rapidamente forma quasi una costellazione di questioni su cui si giocano aspetti rilevantissimi della riflessione filosofica e politica come anche teologica e religiosa. La crisi europea conclamata dal primo conflitto mondiale si esprime in queste forme soprattutto in determinati contesti, come quello tedesco. Qui la fatica con cui si afferma la Repubblica di Weimar e la sua parabola storico-politica fa da sfondo a un discorso culturale nel quale categorie come “occidente”, “Europea”, “Germania”, ma anche “civiltà” e “cultura”, sono al centro di prese di posizione complesse. Si cerca di leggere o rileggere il senso di queste categorie storiche e filosofiche all’indomani della lacerazione del conflitto mondiale, in uno sforzo, a cui prendono parte figure come Oswald Spengler, Thomas Mann, Romano Guardini, che si sforzano di cogliere le ragioni di una crisi che riguarda sì la Germania ma viene colta come frantumazione di un intero ordine di realtà.

Di quella discussione arrivano echi anche in Italia, soprattutto in una parte della cultura filosofica che con il contesto tedesco ha legami profondi e radicati. Il mondo cattolico italiano arriverà a misurarsi con quelle istanze solo all’inizio degli anni Trenta, quando una parte rilevante della produzione di autori di lingua tedesca direttamente coinvolti in quelle discussioni diviene parte del progetto editoriale e culturale rappresentato dalla casa editrice Morcelliana. L’attenzione a quanto emerge dentro i grandi contesti europei del tempo, soprattutto quello francese e quello tedesco, è infatti uno dei cardini di una strategia che, legata alla visione di cultura religiosa incarnata da una figura come Montini e dal suo progetto per gli universitari e i laureati cattolici, aspira a dare ai cattolici italiani, in particolare ai laici, uno spesso intellettuale adeguato alle circostanze storiche di quel presente. Sarà allora dentro questa precisa cornice che Mario Bendiscioli, uno dei fondatori di Morcelliana, darà alle stampe un volume, Romanesimo e Germanesimo, che introduce i lettori italiani a quella discussione, che anima anche la vita intellettuale dei cattolici tedeschi, sulla crisi dell’Occidente. Una crisi che, in questo testo che raccoglie, accanto ad un saggio dello stesso Bendiscioli, tre contributi di altrettanti autori di lingua tedesca, si declina nella forma specifica della relazione dialettica fra il mondo “romano” e mediterraneo e quello germanico dall’altro. Ed è questa una alternativa non solo retorica, ma profondamente culturale e storico-filosofico, che nei decenni fra le due guerre mondiali contribuisce a restituire il senso profondo di una lacerazione che attraversa la vita delle élite tedesche ed europee del tempo.

Perché alla radice della crisi europea si vede l’esistenza di una sorta di irriducibile dualismo tutto interno all’anima profonda, quasi alla coscienza, dell’Europa. Il dualismo fra la dimensione, per così dire, latina e quella germanica è infatti una vera e propria polarità in ragione della quale si classificano non solo le appartenenze nazionali ma più profondamente le correnti di pensiero, le tradizioni filosofiche, fino alle divaricazioni religiose interne al cristianesimi. Il volume di Bendiscioli aspirava a rendere presente al pubblico italiano un dibattito che veniva costruendo, attorno a queste due categorie, veri e propri modelli tipologici, destinati ad assumere, in forme diverse, non solo un valore sociale e culturale ma anche politico.  

Eppure il Romanesimo e Germanesimo non si limitava a costruire una polifonia di voci capace di replicare lo stato del dibattito in Germania. E questo perché il saggio di Bendiscioli stesso metteva in evidenza come nel contesto tedesco stesso le due categorie venissero proposte, almeno da alcuni autori, come necessariamente complementari. Nel contesto culturale dell’inizio degli anni Trenta, nel quale la retorica della romanità esplicita una parte non secondaria della costruzione ideologica dell’Italia fascista, il volume apriva ad una relativizzazione di questa categoria. Guardando al dibattito tedesco, infatti, il “romanesimo” era sì uno degli elementi peculiari della tradizione culturale di un Occidente che qui è inteso come sinonimo di Europa.  E tuttavia, non ne è il tratto esclusivo né tantomeno quello da considerare come più avanzato e culturalmente qualificante. L’immagine che emerge dal volume è quella di una dinamica culturale che, all’indomani della Grande Guerra, dipana uno sforzo, a tratti profondamente sofferto, di riflessione su quelli che sono i caratteri genetici dell’Europa e in tal modo cogliere, di quest’ultima, le ragioni profonde della crisi. In questo senso Romanesimo e Gemanesimo rappresentò un contributo per gli intellettuali cattolici italiani degli anni Trenta, uno strumento che offriva categorie e nozioni utili per una lettura diversa del decennio che avrebbe portato al deteriorarsi ultimo della crisi europea e occidentale con il deflagrare della Seconda Guerra Mondiale.

 A cura di Riccardo Saccenti