Alfredo Carlo Moro

Alfredo Carlo Moro

Alfredo Carlo Moro

Alfredo Carlo Moro nasce a Taranto il 5 aprile 1925. Seguendo gli incarichi di lavoro del padre, un ispettore scolastico, la famiglia si trasferisce nel 1935 a Bari e poi a Roma nel 1939. Carlo – così sarà conosciuto – frequenta il ginnasio-liceo romano Dante Alighieri, matura una posizione antifascista, collabora in attività di assistenza ai soldati con don Giuseppe Morosini, poi arrestato dai tedeschi e fucilato a Forte Bravetta. Dopo la liberazione di Roma si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università La Sapienza e frequenta il circolo romano della Fuci della quale il fratello Aldo è stato presidente nazionale. Dall’autunno del 1944, viene invitato a collaborare alla stampa della Fuci, divenendo, a partire dal giugno 1945, redattore-capo di «Ricerca». Dall’ottobre 1946 all’ottobre 1949 è presidente nazionale della Fuci e direttore di «Ricerca». Carlo si lega così ad un gruppo di giovani che diverranno gli amici di tutta una vita: Leopoldo Elia, Piero Pratesi, Raniero La Valle, Carlo Zaccaro e, soprattutto, Vittorio Bachelet. Nei contrasti interni all’Azione cattolica in relazione all’iniziativa dei Comitati Civici, la Fuci di Carlo Moro è in opposizione alla linea del presidente Luigi Gedda. Nel 1947 si laurea in legge con lode discutendo una tesi in Diritto costituzionale. Nel 1950 vince il concorso in magistratura, si sposa con Emilia Gentili, che è stata presidentessa del circolo femminile romano della Fuci. Dal matrimonio nasceranno quattro figli.
Entra nel Movimento Laureati di Azione Cattolica e nel 1954 assume la direzione del quindicinale «Coscienza». Dal 1963 al 1967 è anche vice-presidente nazionale del movimento. Convinto della necessità di un profondo ripensamento di quell’esperienza alla luce delle novità conciliari, non si trova in consonanza con la nuova presidenza di Gabrio Lombardi e nel 1968 lascia l’associazione.
Come magistrato, dal 1953 lavora al Ministero di Grazia e Giustizia, dal 1957 al 1960 al Massimario della Corte di Cassazione, per poi passare a una delle Sezioni penali del Tribunale di Roma. Si impegna nel rinnovamento della magistratura italiana, sostenendo la necessità che il giudice non sia solo soggetto impegnato a riconoscere i diritti di tutti ma anche operatore attivo, come chiede la Costituzione, nella rimozione di tutte quelle condizioni che rendono di fatto impossibile a molti di godere dei diritti astrattamente riconosciuti. Aderisce alla corrente di Magistratura Democratica, dalla quale esce però nel dicembre 1968 per fondare, con colleghi cattolici e laici, la nuova corrente di Giustizia e Costituzione. Nel 1970 ottiene l’istituzione di una Commissione per un organico progetto di riforma dei tribunali dei minori e propone la costituzione di un tribunale della famiglia e dei minori. Collabora alla redazione di un progetto di riforma del diritto di famiglia, che verrà quasi integralmente recepito dal parlamento, e alla revisione della legge sull’adozione speciale del 1969.
Dal 1971 al 1979 è presidente del Tribunale per i minorenni di Roma e contribuisce a rivoluzionare l’approccio al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, sviluppandone una cultura, riconoscendo che il minore è titolare di diritti, coinvolgendo le comunità locali ed i loro servizi in una comune strategia di prevenzione e recupero, riqualificando i tribunali per i minorenni, esigendo che si desse maggiore attenzione alle esigenze di sviluppo e meno a quelle di difesa sociale. Nel maggio 1974 pubblica un saggio sulla rivista «Il Mulino» che viene considerato il primo concreto e organico tentativo di riconoscimento teorico dei diritti del minore e come il fondamento del nuovo diritto minorile. Nel 1972 firma con altri intellettuali cattolici un manifesto pubblico che spiega le ragioni della non adesione all’iniziativa del referendum sul divorzio. Ritiene che la battaglia referendaria renderà più difficile un’adeguata riforma del diritto di famiglia e un concreto impegno per l’eliminazione delle cause sociali che facilitano la crisi familiare. Partecipa anche alla costituzione della Lega Democratica che intende operare per un rinnovamento della vita pubblica italiana in continuità con la tradizione del cattolicesimo-democratico.
Probabilmente il momento di massima notorietà del suo ruolo di presidente del Tribunale dei minori romano è legato al processo per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini del novembre 1975 nel quale l’imputato, Pino Pelosi, è minorenne. Intorno ad esso si scatenano l’interesse mediatico e la battaglia ideologica. Dal dibattimento emerge che la versione del ragazzo (quella di una inconsulta reazione seguita a un adescamento) non è credibile e che moltissimi elementi danno la certezza che, al momento dell’aggressione e dell’uccisione di Pasolini, Pelosi non potesse essere solo. La pubblica opinione si divide. La sentenza che Carlo Moro redige conclude per la colpevolezza in concorso di ignoti, ma la Procura Generale della Corte d’Appello, senza neppure aspettare la pubblicazione di essa, e dunque pregiudizialmente, la impugna. Moro non solo riceve una serie di pesanti lettere anonime di protesta ma subisce vivaci attacchi della stampa.
Dopo la tragedia del rapimento e dell’uccisione del fratello Aldo (alla quale, in occasione del ventennale, nel 1998, dedicherà un libro, Storia di un delitto annunciato, nel quale elenca tutti i problemi e le domande rimaste aperte), e dopo un nuovo duro conflitto con la Procura Generale della Corte d’Appello di Roma che impugna regolarmente le sue decisioni, lascia il Tribunale dei Minori e passa alla Corte di Cassazione, presso la VI Sezione Penale, prima come consigliere e poi come presidente.
Collabora intensamente con riviste, periodici e quotidiani. Nel 1975, in un articolo su «Il Mulino», formula Una proposta sull’aborto in cui sostiene il mantenimento dell’ipotesi del delitto (anche se inserito nel titolo di quelli contro la persona, e con pene alternative) ma, allo stesso tempo, prevede l’intervento del consultorio a sostegno della donna in difficoltà: alla fine, se il tribunale accertasse l’impossibilità di risolvere i problemi e la donna rimanesse decisa nella sua scelta, si potrebbe procedere all’aborto, che, dato questo stato di necessità, verrebbe dichiarato come non punibile. Questa proposta attira vivaci polemiche da parte di esponenti dell’Unione Giuristi Cattolici e del Movimento per la Vita. Ciò nonostante, viene invitato a far parte come membro, dal 1980, della Commissione episcopale Giustizia e pace, e ne diviene vice-presidente dal 1987 al 1997.
Dalla sua grande esperienza scaturisce il fortunato Manuale di diritto minorile, edito da Zanichelli nel 1996 e più volte ristampato. Nel 1993, dopo essere andato in pensione, aderisce al nuovo raggruppamento politico dei cristiano-sociali, promosso da Ermanno Gorrieri. Nel 1994 accetta di candidarsi con i Progressisti alla Camera nel Collegio di Civitavecchia ma non viene eletto.
Nello stesso anno dà impulso alla costituzione di due organismi: un Osservatorio, costituito da esperti e rappresentanti dei vari ministeri e delle associazioni, per coordinare l’azione in materia minorile; un Centro, con compiti di analisi, documentazione e ricerca presso l’Istituto degli Innocenti di Firenze, di cui è nominato presidente, mantenendo l’incarico fino al 2001.
In questi anni porta a termine una serie di ricerche, organizza numerosi seminari, redige relazioni e rapporti per il parlamento e l’Onu, promuove una cultura diffusa sull’infanzia e l’adolescenza con due riviste («Rassegna bibliografica» e «Cittadini in crescita»), pubblica una serie di quaderni monografici, raccolte di
leggi e annuari statistici, opuscoli rivolti ai bambini e alle famiglie, istituisce uno sportello informativo, costituisce una biblioteca specializzata, svolge attività formativa a livello nazionale per gli operatori del settore, tiene rapporti internazionali. Muore a Roma il 18 novembre 2005.

                                                                                  Tiziano Torresi

Bibliografia

Volumi di Alfredo Carlo Moro
L’amministrazione della giustizia in Italia, Studium, Roma 1961
L’adozione speciale, Giuffrè, Milano 1976
I diritti inattuati del minore, La Scuola, Brescia 1983
Erode fra noi, la violenza sui minori, Mursia, Milano 1988 
Il bambino è un cittadino: conquista di libertà e itinerari formativi. La Convenzione dell’Onu e la sua attuazione, Mursia, Milano 1991
Manuale di diritto minorile, Zanichelli, Bologna 1996
Storia di un delitto annunciato. Le ombre del caso Moro, Editori Riuniti, Roma 1998

Volumi su Alfredo Carlo Moro
Fadiga L. (ed.), Una nuova cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Scritti di Alfredo Carlo Moro scelti e annotati, Franco Angeli, Milano 2006
Fondazione Zancan, Politiche per l’infanzia e la famiglia. Il contributo di Alfredo Carlo Moro alle proposte culturali della fondazione Zancan, Padova 2006
Torresi T. (ed.), Vivere nella storia. Scritti di impegno civile ed ecclesiale, Roma 2014
Torresi T., Guarda lontano, prepara una via: il realismo utopico di Alfredo Carlo Moro, in A.C. Moro, La libertà dell’uomo, le sfide del diritto, la coerenza della fede. Scritti su «Studium» (1950-1964), [EBOOK], Studium 2020