Fuci, una ricerca lunga 100 anni

Fuci, una ricerca lunga 100 anni

Fuci, una ricerca lunga 100 anni

F. Malgeri, M. Ivaldo, G. Conticelli, R. Pietrobelli, M. Nicoletti, M.T. Bellenzier, I Bozzini, L. Rolandi, FUCI. Coscienza universitaria, fatica del pensare, intelligenza della fede. Una ricerca lunga 100 anni, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1996.

La celebrazione del centenario della fondazione della F.U.C.I., nel 1996, vide l’organizzazione di importanti momenti celebrativi, nei luoghi che videro la creazione di quella che resta la più antica associazione di studenti universitari italiana. A questo si accompagnò la pubblicazione di un volume, FUCI. Coscienza universitaria, fatica del pensare, intelligenza della fede. Una ricerca lunga 100 anni, curato dall’allora presidenza nazionale e al quale contribuirono una pluralità di voci: Francesco Malgeri, Marco Ivaldo, Giulio Conticelli, Romolo Pietrobelli, Michele Nicoletti, Maria Teresa Garutti Bellenzier, Ida Bozzini e Luca Rolandi. Le pagine di questo testo, prefato dall’allora assistente nazionale della FUCI, Mario Russotto, non si configurano come una semplice storia della federazione degli universitari cattolici. Sono piuttosto una riflessione articolata sulla natura di questa esperienza associativa, sul ruolo che ha svolto nelle molte stagioni della vicenda del movimento cattolico italiano lungo il Novecento, sul contributo portato tanto alla Chiesa quanto alla vita civile del paese da generazioni di giovani che hanno inteso vivere gli anni di studio universitari radicandosi in una intelligenza della realtà.

            Ad emergere dai vari contributi è il racconto di come l’esperienza fucina sia nata e sia mutata, a volte in modo assai profondo, nel corso dei decenni. Una evoluzione che ha accompagnato il mutare di quel complesso rapporto fra la Chiesa e lo Stato che ha scandito la storia italiana contemporanea e che non si riduce a questione politica ma investe gli assi portanti della vita culturale, sociale, economica e spirituale degli italiani. Così, quella che nasce nel 1896 nel quadro di un cattolicesimo che viene organizzandosi con l’Opera dei Congressi e inizia ad uscire – a partire dagli impulsi offerti dal magistero di Leone XIII – dall’isolamento del non expedit, è una realtà che mira a costruire una rete fra giovani studenti universitari che colgono l’esigenza di dare agli anni di studio un respiro di ordine spirituale. Si tratta di qualcosa che va al di là di un approccio puramente religioso. Piuttosto, la nascita della FUCI è il riflesso di una sensibilità che cresce in una parte del cattolicesimo italiano e che riguarda la qualità della cultura che si è in grado di esprimere e innestare nel corpo vivo di un paese che, all’epoca, ha poco più di un quarantennio di vita comune alle spalle ed è ancora segnato in profondità dalla “questione romana”. Gli universitari cattolici diventano allora una di quelle incubatrici di elaborazione che mirano a ritessere le fila di un rapporto fra cattolicesimo e vita culturale del paese. Una prospettiva che si declina inizialmente con gli accenti apologetici propri di un cattolicesimo ancora diffidente e critico rispetto alla modernità ma che accetta di misurarsi con i nodi di un presente che vede l’esigenza di paradigmi di pensiero riconoscibili e pone questioni sociali e politiche del tutto nuove – si pensi al riguardo al peso della Rerum novarum che anche per i fucini detta l’urgenza delle fragilità della società industriale.

            Rispetto a quel contesto di fine Ottocento, i decenni successivi vedono gli universitari confrontarsi con stagioni di grande rinnovamento e però anche laceranti: dalla crisi modernista, che coinvolge una figura come Romolo Murri che dalla FUCI veniva, al bagno di nazionalismo che accompagna la Grande Guerra e il primo dopoguerra, fino alla lunga traversata del regime fascista, alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale e alla costruzione della democrazia repubblicana. Stagioni nelle quali la FUCI vede aprirsi, accanto al terreno della elaborazione culturale e della cura spirituale, quello partitico del Partito Popolare prima e della Democrazia Cristiana poi. La FUCI diviene così anche luogo in cui si forma una parte rilevante della classe dirigente italiana, che nell’esperienza di fede ha la radice di un’ispirazione che spinge a guardare ai saperi, alle conoscenze, come strumenti per leggere nella realtà i segni di bisogni, aspirazioni, novità in cui si aprono possibilità di umanizzazione per le donne e gli uomini dei diversi momenti della storia italiana.

            Questa comprensione della vicenda della FUCI emerge da un itinerario, che il volume offre, che non si limita alla semplice scansione cronologica che viene affidata al primo saggio di Francesco Malgeri. Dentro quella cornice fatta di una scansione di stagioni, si innestano osservazioni più specifiche su quelli che sono stati, nei decenni, i caratteri distintivi dei fucini. A partire dal rapporto con la cultura, declinato – osserva Marco Ivaldo nel suo saggio – nella chiave della “ricerca”, ossia come sforzo di esplorazione di una dimensione dell’umano che resta spazio aperto all’incontro con l’esperienza di fede. Un rapporto, quello fra fede e cultura, che è però biunivoco e che si gioca anche dal lato della crescita spirituale, come evidenziano le pagine di Giulio Conticelli, e si alimenta dell’incontro con veri e propri maestri, come gli assistenti spirituali che si succedono o figure come La Pira, e con eventi epocali per la Chiesa, come il Concilio Vaticano II.

            Rispetto a quelle coordinate di fondo si coglie allora il senso della “scelta universitaria” a cui guarda il contributo di Romolo Pietrobelli. Perché è nelle università che non solo vengono formandosi le generazioni che saranno le classi dirigenti del paese, ma anche perché è dentro quella cornice istituzionale che vive una cultura bisognosa di unitarietà. E così, quella della FUCI emerge come ben più che un’esperienza di “pastorale d’ambiente”: assume i contorni di una proposta di integralità della cultura intesa come fatto umano organico, nel quale si esprime la forma più alta di consapevolezza di sé di una comunità. Una visione delle cose che esce dai limiti delle singole discipline e da un approccio solo accademico, perché coglie la portata sociale e soprattutto politica del fare cultura. Michele Nicoletti evidenzia così l’importanza, lungo tutta la storia fucina, di un impegno culturale che è, di fatto, anche impegno politico perché mirante a elaborare una intelligenza delle cose altra rispetto a visioni parziali o dogmatiche. E tutto questo è il frutto di una realtà associativa nella quale emergono già nei primi decenni di vita i tratti di una capacità di essere pienamente radicati nel proprio tempo. Lo si coglie nel ruolo che hanno uomini e donne nella vicenda fucina e che Maria Teresa Garutti Bellenzier ricostruisce. La FUCI diviene così un luogo nel quale prendono forma interpretazioni della realtà sociale che non sono confinate nelle discussioni disciplinari ma diventano struttura e sostanza di una comunità di persone. E se questo fotografa la capacità di stare dentro le dinamiche del mondo presente con la serenità di uno sguardo che sa usare i saperi per una intelligenza del presente, coglie anche una storia fatta di una fede che aspira alla maturità spirituale di cui parla Paolo. Ida Bozzini coglie questo punto nel tracciare il modo in cui una realtà di laici cattolici ha camminato anche nella vita della Chiesa italiana con l’accompagnamento di assistenti che, oltre a dare punti di riferimento spirituale, hanno ricevuto in forme diverse la possibilità di cogliere tutta la varietà e la ricchezza di cui l’esperienza cristiana è capace nel mondo degli uomini.

Il volume, arricchito dalle tavole cronologiche e dagli indici di Luca Rolandi, si configura allora non tanto come una semplice storia della FUCI. Piuttosto è il tentativo di tracciare gli elementi comuni di giovani appartenenti a momenti diversi della storia d’Italia e della Chiesa, l’abbozzo della biografia di generazioni che hanno sentito il bisogno di una consapevolezza cristianamente ispirata della realtà in cui si è chiamati a camminare. Pur a distanza di un trentennio, le pagine di FUCI. Una ricerca lunga 100 anni restano un contributo prezioso, che restituisce la federazione degli universitari cattolici all’intreccio fra storia italiana e storia del cattolicesimo. Un binomio che non è tanto l’espressione di una doppia fedeltà – alla fede e alla vita civile – quanto piuttosto l’espressione della profonda coscienza di un cattolicesimo che si incarna nel tempo degli uomini.

            

 A cura di Riccardo Saccenti