Etica di Dietrich Bonhoeffer

Etica di Dietrich Bonhoeffer

Etica di Dietrich Bonhoeffer

Dietrich Bonhoeffer, Etica, tr. A. Comba, intr. di I. Mancini, Bompiani, Milano 1969

Nel 1969 la casa editrice Bompiani pubblicava la traduzione italiana di un testo del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer apparso postumo, nel 1949, in Germania. Etica, questo il titolo dell’opera usciva nella traduzione realizzata dal pastore valdese Aldo Comba, introdotta da trentaquattro pagine firmate da Italo Mancini, presbitero, allievo di Gustavo Bontadini e in quel momento docente di filosofia delle religioni presso l’Università di Urbino. Questa iniziativa editoriale, per così dire, “ecumenica” – completata dal fatto che il testo esce in una collana diretta da Paolo De Benedetti – introduce la cultura italiana al contributo di pensiero di uno dei maggiori teologici di area protestante del Novecento. Più ancora, rendeva possibile misurarsi con tutto lo spessore intellettuale di una figura la cui biografia di credente e di cristiano risultava inestricabilmente legata all’opposizione al nazionalsocialismo.

            Etica raccoglie i materiali che Bonhoeffer aveva steso, fra il 1940 e il 1942, in vista della realizzazione di un testo che intendeva affrontare il nodo del rapporto fra cristianesimo e dimensione morale operando una critica profonda di quelle opzioni per le quali il bene e il male erano il frutto di un conformarsi o meno a sistemi morali e normativi. Negli anni che vedono la Germania tragicamente coinvolta da protagonista nella guerra mondiale scatenata da Hitler, il giovane teologo guarda al tema dell’etica in cerca di una chiave di lettura capace di restituire al cristiano un punto di vista efficace sull’agire. Guidate da questa preoccupazione le pagine di Etica si soffermano su almeno tre i grandi nodi problematici. Il primo è quello contingente, di opposizione al nazismo, che prende forma nella radicale messa in discussione di ogni forma di vita etica che sia basata sulla conformazione alle norme e allo status quo. Nella sensibilità cristiana di Bonhoeffer la questione della vita umana non può che essere ricondotta ad un agire che si dispiega nell’ascolto della parola di Dio e che dunque rifiuta strutturalmente ogni adeguamento acritico alle norme. In modo simile – ed è questo il secondo punto – si mette in discussione il primato della norma, sia essa quella naturale o quella positiva. La convinzione profonda è che la coscienza credente dispieghi l’agire etico come un continuo sperimentare la condizione di essere cristiano nel mondo e che questo significhi misurare ogni azione, ogni gesto, ogni pensiero alla condizione assoluta che è l’essere di Cristo. Questo non significa un confinare la vita morale in un ideale astratto: per Bonhoeffer resta centrale il mistero dell’Incarnazione che porta l’assolutezza dell’essere di Cristo nella storia e dunque offre agli esseri umani quel termine di paragone che fa da chiave ermeneutica delle vicende umane stesse. Si fa strada qui il terzo nucleo di riflessione di Etica, ossia l’attenzione che le cose naturali hanno per il Vangelo e per la vita cristiana. Se è vero che la natura non può essere assolutizzata, tuttavia occorre dare ad essa il posto che le spetta, riportarla al suo essere la dimensione nella quale si mostrano e diventano esperibili e praticabili i tratti assoluti del Vangelo.

            Quella di Bonhoeffer è dunque un’etica che ha per oggetto una creazione liberata e che è essenzialmente storia, vicenda, racconto di esistenza. Il contrario di ogni forma di etica delle regole generali, che impongono come assoluti sistemi astratti e che si fondano su enunciati che, nel loro essere completamente disincarnati, rivelano la loro carenza di verità e dunque la loro condizione di non-valore. Il teologo protestante guardava con occhio critico ad una tradizione filosofica e teologica nata da una certa interpretazione della riflessione morale kantiana, che aveva progressivamente accentuato il primato della norma e del dovere verso la norma, fino a farne il criterio assoluto del giudizio morale sull’agire degli uomini. Piuttosto, Etica restituisce una prospettiva nel quale i concetti di bene e male acquistano tutto lo spessore e la densità della storia, intesa come vita esperita e attraversata, come luogo delle situazioni concrete in cui ad essere decisivo è il possesso di un criterio efficace di lettura delle cose.

Per Bonhoeffer diventa decisivo individuare e riconoscere il giusto nella funzione che ha rispetto all’esistenza umana e questo richiede un metro che sia intimamente umano. Da qui l’esigenza di tornare a Cristo, il cui rapporto col mondo passa per il farsi storia, per l’assumere quella condizione che è raccontabile attraverso la storia di un’esistenza e proprio per questo diviene fonte di comprensione delle vicende di ogni essere umano. Il bene e il male, così, non sono nozioni astratte o metafisiche, quanto piuttosto qualcosa che investe in modo radicale ogni esistenza e che fa appello alla vita concreta e ad un esercizio maturo di responsabilità.

Scritte nel fuoco della guerra, le pagine di Etica sono anche un giudizio storico senza appello sulla vicenda europea e occidentale e sul cristianesimo che si quella vicenda è stato parte. Perché il nazismo, con tutto il suo carico di disumanizzazione – che per Bonhoeffer è tutt’uno con il rigetto di un cristianesimo inteso come esperienza intima di umanità – non è un semplice scivolamento nella follia, o l’esito delle scelte di pochi. Non si è di fronte a qualcosa di altro rispetto alla storia europea. Per usare le parole di Thomas Mann, Hitler resta un “fratello” e questa consapevolezza rende ancor più netta e drammatica la portata della presa di coscienza che è rappresentata da queste pagine. Perché di fronte al totalitarismo, all’antisemitismo e alle violenze indicibili che si fanno pratica quotidiana, legge e dunque normalità, per Bonhoeffer il cristiano non può che “confessare” tutte le debolezze e i fallimenti non solo personali ma della Chiesa di cui è parte. In questa ammissione di sconfitta sta la possibilità liberante di chi si sforza di discernere il bene e il male nella realtà e dunque vive l’etica come uno sforzo di incarnare l’essere cristiano nel qui e ora della storia.

Le pagine di Etica rappresentano certo una testimonianza della profondità di pensiero di Bonhoeffer e del modo in cui questa si misurò nel fuoco della prova. Più ancora, quel volume nella sua traduzione italiana offrì un contributo allo sforzo di riformulare il modo di concepire il rapporto fra cristianesimo e mondo, fra fede e storia, restituendo ai cristiani, soprattutto ai più giovani, la consapevolezza della impossibilità di ridurre la vicenda di Gesù a ogni sistema normativo, a ogni astratta assolutizzazione del bene e del male. L’umano tornava ad essere il tempo e il luogo dell’Incarnazione, così che l’essere cristiano diveniva compito e orizzonte di senso capace di orientare il cammino di ogni essere umano.

         

            

 A cura di Riccardo Saccenti