Un silenzio gravido di germogli

Un silenzio gravido di germogli

Un silenzio gravido di germogli

di Francesco Tripodi*

[…] l’instaurazione di un silenzio in cui la verità possa germogliare e maturare; ecco ciò che si deve agli uomini.

S. Weil, La persona e il sacro

Quando leggo le parole di Simone Weil riportate in esergo, non posso fare a meno di pensare a un luogo ben preciso: il silenzio di cui parla Simone Weil per me è il silenzio di Camaldoli.

Ho sempre creduto che pensare alla Fuci e pensare a Camaldoli sia in fondo la stessa cosa: il silenzio delle notti camaldolesi è stato per me il simbolo di quel “fare posto alla verità”, di quella ricerca intellettuale e spirituale che è il carisma della Federazione. In generale, tutta la mia esperienza nella Fuci è stata un viaggio alla continua ricerca di quel silenzio a cui non posso non pensare con nostalgia, ora che esso fatica a farsi spazio nei frenetici ritmi della vita quotidiana.

Nella Fuci ho imparato la passione per la ricerca e sperimentato una forma straordinaria di amicizia, non schiava dalla contingenza, scevra dai riti dell’ordinario, alimentata dalla condivisione autentica di una comune vocazione e di un preciso stile, capace di sfidare il tempo e la lontananza nella misura in cui era possibile riconoscersi entro un orizzonte di senso così profondo. Partecipare agli appuntamenti nazionali della Fuci allora è sempre stato più un ritorno a casa che una partenza, un ritrovare sé stessi e la consapevolezza del valore dello studio e della ricerca come vocazione.

Ma la Fuci è stata anche apprendistato politico gustato, appreso e trasmesso in quelle palestre straordinarie di democrazia che sono state le assemblee regionali, le sedute del Consiglio centrale e, soprattutto, le sessioni dell’Assemblea federale, dove la passione impetuosa delle idee e delle discussioni si spuntava nel rispetto delle forme e delle procedure.

Nel tornare con la mente agli anni della Fuci, non posso quindi non menzionare quello che per me è stato uno dei momenti più intensi della mia esperienza all’interno della federazione: l’organizzazione del Convegno nazionale ospitato a Reggio Calabria nel 2011, dal titolo “150 e non sentirli: eredità e prospettiva dell’Italia che cambia”, e la contestuale Assemblea.

All’epoca rivestivo la carica presidente diocesano. La Fuci di Reggio Calabria aveva una lunga tradizione, del cui testimone tutti quanti animavamo le attività del gruppo ci sentivamo in qualche modo responsabili. La candidatura a città ospitante fu un azzardo ben riuscito. Il gruppo languiva nel numero a causa del ricambio generazionale, ma era animato da un entusiasmo e da un’amicizia non comuni. Le difficoltà furono molte, ma non ci scoraggiarono, così come non ci scoraggiò il fatto di essere in pochi o, per meglio dire, “pochi ma buoni come maccheroni”, come recitava la citazione, riportata sulle magliette realizzate per l’occasione, delle parole con cui Pier Giorgio Frassati definì la sua Compagnia dei Tipi Loschi. Ci rincuorò presto l’adesione entusiasta e l’incoraggiamento dei fucini dei diversi gruppi d’Italia, accorsi in grandissimo numero regalandoci un riconoscimento impagabile per i nostri sforzi.

Alla fine del Convegno, la commozione mia e degli altri fucini di Reggio fu grandissima. Aver permesso ai nostri amici fucini di attraversare per qualche giorno la nostra città e la nostra università, consentito loro di abitare i luoghi della nostra vita quotidiana riempendoli di quella amicizia, di quella passione, di quel silenzio che avevamo imparato ad amare nel corso di ogni appuntamento nazionale, è stato come animare quei luoghi di una nuova luce, restituir loro una inedita vitalità. E di nuovo capii alcune parole di Simone Weil: “come nelle reazioni chimiche i catalizzatori o i batteri, di cui il lievito è un esempio, alla stessa stregua nelle cose umane i granelli impercettibili di bene puro operano in maniera decisiva grazie alla loro sola presenza se sono collocati là dove è necessario.”

*Francesco Tripodi (nella foto insieme a Sara Sabatini e Teresa Spadaro in occasione del Congresso Fuci di Reggio Calabria) è stato presidente diocesano del gruppo Fuci di Reggio Calabria e rappresentante dell’Assemblea federale in Consiglio centrale. Dopo gli studi universitari presso la facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Messina ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze storiche, archeologiche e filologiche presso lo stesso ateneo. Oggi è docente di lettere in un liceo in provincia di Reggio Calabria.