L’essenza del cattolicesimo

L’essenza del cattolicesimo

L’essenza del cattolicesimo

Carlo Adam, L’essenza del cattolicesimo, Morcelliana, Brescia 1929, nuova edizione 1938

La creazione della casa editrice Morcelliana, negli anni Venti del Novecento, intese dare consistenza ad un vero e proprio progetto culturale che guardava alle esigenze del laicato colto italiano. Con particolare attenzione alla FUCI e a partire dagli anni Trenta anche ai Laureati cattolici, la casa editrice si propose infatti di riempire uno spazio specifico nel quadro della vita intellettuale italiana e del cattolicesimo in particolare. Ne fa fede la scelta di divenire il veicolo, nella cornice italiana, di quelle che erano le sensibilità teologiche e di pensiero francesi e tedesche. Una scelta, questa, a cui si lega la pubblicazione del volume del teologo tedesco Karl Adam, L’essenza del cattolicesimo, apparso in Germania nel 1924 e tradotto cinque anni dopo per la casa editrice bresciana da Mario Bendiscioli.

Il testo, di cui Morcelliana pubblicò una nuova edizione nel 1938, portava nel contesto italiano gli esiti di una riflessione teologica sulla natura del cattolicesimo che era nata dentro il contesto di un dibattito culturale centrato sul problema del rapporto fra sostanza e fondamento del dato di fede e forme e forze che da esso derivano. Adam rispondeva infatti ad un orientamento, di matrice fortemente storicista, che era stato adottato in Germania da Friedrich Heiler. Quest’ultimo, fedele ad un’impostazione che guardava al fatto religioso dal punto di vista strettamente storico-critico, aveva messo in luce come il cattolicesimo emergesse dai secoli della sua storia come un insieme eterogeneo di elementi cresciuti nel tempo. Rispetto a questa visione del cattolicesimo come una sorta di microcosmo religioso segnato da una varietà che arrivava alla frammentazione, Adam aveva rivendicato l’esigenza di pensare l’esperienza di fede cattolica dispiegata nella storia come un tutto organico, che nel tempo aveva conosciuto sviluppi che avevano sì portato ad una evoluzione e ad una crescita, ma nel quadro di una unità di fondo. Per Adam il cattolicesimo non era certo un dato immutabile: al contrario, attingendo ad una metafora biologica, egli evidenziava come questo si fosse evoluto lungo i secoli, conservando certamente la forma originaria non però in modo meccanico, bensì organicamente. Il cattolicesimo e la Chiesa romana erano allora una complexio oppositorum che tuttavia non scadevano in contraddizione, perché gli elementi storici che vengono assorbiti dall’esperienza di fede non sono da confondere con la sua forma essenziale.

Il volume arrivava a mettere in luce l’importanza della ricerca storica per la comprensione di questo processo di evoluzione del cattolicesimo, evidenziando tuttavia il limite “teologico” di questo metodo che per Adam era da fissare nel carattere soprannaturale della fede. Quest’ultimo elemento rendeva ogni espressione storica del cattolicesimo incapace di riassorbire in modo totalizzante la forma della fede, rendendo evidente lo scarto insuperabile fra le forme storiche della Chiesa e il suo essere una entità spirituale. Al tempo stesso, questa visione vedeva nella Chiesa un soggetto capace di dialogare con la modernità, nella misura in cui ad un uomo segnato dal bisogno di risposte il cattolicesimo si presentava come positività e affermazione di valori.

La traduzione italiana del volume di Adam introduceva nella cultura teologica e religiosa italiana alcuni elementi di primaria importanza sul piano della riflessione ecclesiologica. Questo perché l’impostazione adotta in L’essenza del cattolicesimo tendeva a presenta la Chiesa, ossia il soggetto portatore del cattolicesimo, nei termini di una plenitudo Christi, cioè di una entità che si connotava non tanto per le sue istituzioni e le sue codificazioni giuridiche ma piuttosto per il carattere mistico della comunità dei credenti. L’Incarnazione veniva infatti assunta da Adam come il vero e proprio fondamento della Chiesa, perché l’Incarnazione rappresentava la vera essenza del cattolicesimo. In quanto unione dell’azione della Grazia e della Rivelazione della verità nella storia, la figura del Cristo era, per il teologo tedesco, il fondamento mistico della comunità ecclesiale. E tale impostazione rendeva non più rilevante quella separazione fra natura e soprannaturale che ancora l’apologetica del XIX secolo aveva riaffermato per spiegare come il fondamento della Chiesa fosse l’essere istituzione di “diritto divino”, poggiata su basi poste da Dio. Piuttosto, la Chiesa era comunità mistica, che animata dalla fede sviluppa forme di religiosità che si evolvono e maturano nel tempo e contribuiscono a dare continuità alla Rivelazione nella storia.

La teologia di Adam e la sua ricezione italiana furono all’origine di non poche controversie teologiche e magisteriali. L’ecclesiologia così fortemente cristologica del teologo tedesco, che relativizzava il valore della Chiesa come istituzione, venne vista dagli ambienti romani e curiali con grande diffidenza, al punto da arrivare a rallentare o mettere in discussione la circolazione del testo edito da Morcelliana. Non la nuova edizione dell’opera arrivò a quasi un decennio di distanza dalla prima e grazie al paziente lavoro di Adriano Bernareggi e Carlo Figini. Le resistenze nei riguardi del volume di Adam attestano certo della rigidità teologica del Sant’Uffizio e di non poche delle istituzioni della Curia e al tempo stesso confermano la fragilità di una teologia – quella romana – ancora legata a strutture di pensiero ottocentesche e pesantemente condizionata dal fantasma modernista. Tuttavia, la circolazione de L’essenza del cattolicesimo in Italia, attestata dal vastissimo successo della prima edizione così come della nuova edizione del 1938, lasciano emergere anche l’esistenza di un diffuso interesse, nel cattolicesimo colto italiano, per quei contributi teologici capaci di interrogarsi sul modo di essere cristiani di fronte alla contemporaneità e alle sue contraddizioni.

In questo senso, la pubblicazione dell’opera di Adam, come anche quella di altri testi del teologo tedesco, segnò una tappa rilevante e controversa di un progetto che mirava al rinnovamento della cultura teologica dei cattolici italiani che aveva in Giovanni Battista Montini uno dei suoi maggiori sostenitori e che, accanto ai laici impegnati presso la Morcelliana, coinvolgeva tanto i fucini quanto i laureati cattolici, nonché figure ecclesiastiche come Adriano Bernareggi.

 A cura di Riccardo Saccenti