Valerio Onida
Nato a Milano il 30 marzo 1936, ha frequentato il liceo classico Carducci e poi la facoltà di Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano.
Ha partecipato alla vita del circolo FUCI di Milano, di cui è stato presidente dal 1956 al 1958. Con gli amici di quell’intensa esperienza, animata dalla personalità forte di don Giovanni Barbareschi, ha serbato tutta la vita un legame fortissimo. Si è laureato nel 1958 con una tesi sull’art.81 della Costituzione che pone il bilancio dello Stato nelle mani del Parlamento, perché risponda alle esigenze dei cittadini mantenendo la solidità finanziaria delle istituzioni.
È stato attivo anche nell’Intesa universitaria. Si è dedicato all’attività scientifica e accademica nelle sedi universitarie di Verona, Sassari, Pavia, Bologna e a Milano Statale, dove ha tenuto la cattedra di diritto costituzionale dal 1983 al 2009.
Ha sempre perseguito l’idea di uno Stato laico, basato sulla responsabilità politica dei cittadini e delle loro comunità organizzate, nel solco della tradizione cattolica e democratica.
Ha prestato sempre grande attenzione alla forma della nostra Repubblica, che prevede ampie autonomie regionali e locali, a differenza del precedente regime centralista.
Ha partecipato a comitati e commissioni di studio regionali e alla stesura dello Statuto della Regione Lombardia.
Dal 1996 al 2005 è stato giudice e poi presidente della Corte Costituzionale.
Anche nella professione di avvocato ha spesso difeso in giudizio amministrazioni regionali contro lo stato centrale.
È stato presidente dell’associazione italiana dei costituzionalisti. Ha assolto con dedizione l’impegno di fondare la Scuola Superiore della Magistratura, di cui è stato il primo presidente.
Autore di molte pubblicazioni scientifiche, ha partecipato non solo a convegni scientifici ma a innumerevoli incontri presso scuole e associazioni, per illustrare la Costituzione italiana e mostrare come essa promuove i diritti e stimola il progresso civile. Si è speso per difenderla dalle modifiche sottoposte a referendum nel 2005 e nel 2016, che valutava come prevalentemente negative e anche pericolose.
Non si à mai sottratto quando si è trattato di esporsi e far valere la voce della società civile in occasione di tornate elettorali, come le primarie del centro sinistra per il sindaco di Milano nel 2011. Il suo impegno politico prevalente è stato sul piano della cultura e dell’insegnamento, anche attraverso i suoi brevi e sempre chiari articoli su giornali e riviste.
Ha condotto una vita sempre sobria e schiva di ogni mondanità e anche comodità. Ha amato la sua famiglia e seguito i suoi cinque figli nella loro crescita.
A lungo ha svolto attività di volontariato presso lo sportello giuridico del carcere di Bollate.
È morto a Milano il 14 maggio 2022 e per sua scelta i suoi resti riposano tra le amate montagne della Valle d’Aosta.
Traggo le righe che seguono dal ricordo pubblicato sul Corriere della Sera del 25 maggio a firma di Luigi Ferrarella.
“C’è un educatore del carcere di Bollate che la cerca”, si sentì chiamare un giovane avvocato d’ufficio, e al telefono c’era un tizio che con tatto gli chiedeva se avesse mai esplorato una certa questione giuridica per un detenuto suo assistito. Idea acuta, convenne stupito il legale, salvo dover poi ritelefonare al carcere per farsi dire come si chiamasse l’educatore così gentile che lo aveva cercato per quel detenuto: Valerio Onida, l’ex presidente della Corte Costituzionale.
Pippo Ranci